Medioevo Cartografico


Cartografo jigoro

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L’epoca medievale è un'epoca di studi e scoperte in tutti i campi: arte, medicina, guerra (tecniche e nuove armi), letteratura e geografia. L’uomo medioevale sulla scorta del pensiero antico, soprattutto di Aristotele, pensava che la Terra fosse al centro dell'universo, che il Sole, la Luna, Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno le ruotassero intorno e che essa fosse rotonda ( Sistema Tolemaico o teoria geocentrica ); era a conoscenza dell'esistenza di tre continenti: Europa, Asia e Africa, di cui però non sapeva le reali dimensioni: dell'Africa era nota soltanto la parte settentrionale, mentre quelle centrale e meridionale restavano sconosciute. I mappamondi di questo periodo sono infatti mappe simboliche che suddividono il mondo in abitabile e oceanico.

Le teorie aristoteliche erano state riprese e completate da Claudio Tolomeo, geografo ed astronomo vissuto tra l'80 e il 150 d.C. La terra è immaginata al centro dell'universo; tale teoria è nota come sistema aristotelico tolemaico. Nel Medioevo Tommaso d'Aquino rifuse le teorie antiche attribuendo ad esse un valore teologico cristiano e sulla sua rielaborazione è fondata in larga parte la descrizione che Dante dà dei regni oltremondani nella Divina Commedia. La Terra di forma sferica è circondata da dieci cieli a loro volta disposti intorno ad essa in modo concentrico e ruotanti. Ogni cielo è dominato da un pianeta. I cieli sono eterei e separati dalla Terra dalla sfera del fuoco. Non essendo formati di materia sono puri: per questo Dante vi colloca il Paradiso e quindi la sede di Dio. Secondo S.Tommaso la sede dell'Onnipotente è l'Empireo, l'ultimo cielo. Da qui immobile Dio imprime il moto all'intero Universo attraverso il Cristallino o Primo Mobile, cioè il penultimo cielo, che ruota così velocemente da originare il moto degli altri.

La Terra viceversa non si muove perché è la sede del male, mentre l'Empireo non si muove perché è già il luogo della perfezione; il resto dell'universo ruota per volontà di Dio attraverso la mediazione di schiere di angeli disposti in ordine gerarchico che dominano i singoli cieli. L'Inferno è strettamente legato alla materia terrestre ed è la sede di Lucifero. Anche l'uomo è formato da materia, ma solo per la parte fisica; dipende dal suo libero arbitrio il comportamento buono o cattivo e quindi la salvezza o la dannazione finale. Nella visione di Dante l'Inferno è formato da un'immensa voragine a forma di cono rovesciato, situata nell'emisfero boreale in corrispondenza di Gerusalemme, il centro principale della cristianità. Il Purgatorio, invece, viene immaginato agli antipodi di Gerusalemme, in mezzo all'emisfero delle acque; sorge su un'isola sulla quale si erge una montagna alle cui falde è collocato l'AntiPurgatorio. La rappresentazione fisica di Purgatorio e Anti-Purgatorio è una invenzione di Dante, poiché l'esistenza di tale luogo dell'Aldilà era stata da poco stabilita dalla Chiesa.

La teoria aristotelico tolemaica tomista di Dante fu ritenuta valida fino a quando non fu messa in discussione dalla teoria eliocentrica sostenuta da Niccolò Copernico, filosofo ed astronomo polacco vissuto a cavallo tra 1400 e 1500. Egli sostenne che la Terra compie una rotazione giornaliera attorno al proprio asse ed una rotazione annuale attorno al Sole. Attorno ad esso, fissati in sfere concentriche, ruotano i pianeti. Il Sole, fonte di vita e luce, sta al centro dell'universo, circondato all'esterno dal cielo delle stelle fisse che è mobile. La teoria fu confermata nel secoli successivi dagli studi di Galileo e Newton; contemporaneamente si ridefiniva anche la configurazione fisica della terra grazie ai viaggi di scoperta e conquista iniziati nel XV secolo con l'avventura di

Il mondo antico aveva prodotto carte geografiche corrispondenti al sistema aristotelico- tolemaico tomista: esse comprendevano solo Europa, Asia e Africa con elenchi di nomi e di climi a volte frutto di fantasia e al centro delle terre emerse era collocata Gerusalemme. Durante tutto il medioevo la cartografia non fu mai una scienza esatta, ma un insieme di conoscenze e teorie astratte combinate in prodotti che volevano soddisfare sia le esigenze dei viaggiatori che quelle dei filosofi. La svolta avvenne nel 1400 con l'inizio delle grandi scoperte geografiche. Prima di allora esisteva la convinzione che l'uomo non dovesse esplorare la Terra perché i luoghi non ancora conosciuti erano inviolabili e sottoposti ad un Tabù religioso. Con l'Umanesimo e con l'espansione commerciale che ne seguì le cose cambiarono: nacquero nuove esigenze dovute sia all'incremento demografico, e quindi al bisogno di nuovi spazi, sia alla ripresa dei traffici commerciali, cioè la necessità di nuove vie per gli scambi di merci. Si cercava in particolare una nuova via di navigazione che portasse alle Indie, le terre che offrivano il maggior numero di risorse e ricchezze fino ad allora conosciute.

Cominciarono così i primi grandi viaggi di esplorazione lungo le coste dell' Africa. Si pensava che per raggiungere le Indie ci fosse un solo modo: navigare verso Est. Cristoforo Colombo invece ipotizzò la possibilità di viaggiare verso Ovest e, percorrendo quel tratto di oceano ancora ignoto arrivare ad Est, alle Indie. Egli riteneva inoltre che non molto distanti dalle Indie ci fossero delle terre ricche di minerali e ricchezze ancora sconosciute. Così, grazie all'aiuto economico dei regnanti di Spagna Isabella di Castiglia e Ferdinando d'Aragona, partì dal porto di Palos il 3 agosto del 1492 ed arrivò il 12 ottobre dello stesso anno nell' isola di Guanahani, che chiamò San Salvador. Era convinto di aver raggiunto le Indie, ma in realtà si trattava dell'America.

Con il viaggio di Colombo si apre un'epoca storica nuova, segnata dall'avvio di nuove ricerche; la riproduzione del mondo conosciuto, iniziata per fini prevalentemente commerciali, finirà per avere importanti esiti scientifici e porterà alla costruzione della cartografia così come oggi la conosciamo.

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Sistema copernicano

Rappresentazione che, in contrapposizione al sistema aristotelico-tolemaico, pone il Sole al centro dell'universo, facendone il centro dei moti di rivoluzione dei pianeti. Il sistema, che fu elaborato da Copernico nel XIV secolo e rappresentò una grande innovazione in campo astronomico, può essere così schematizzato: partendo dal centro troviamo il Sole attorno cui ruotano Mercurio, Venere, Terra (attorno alla quale ruota la Luna), Marte, Giove, Saturno. Le sfere dei vari pianeti allora conosciuti erano racchiuse da quella delle stelle fisse, che, secondo Copernico, era immobile.

 

 

 

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Sistema aristotelico-tolemaico

 

Rappresentazione che, a differenza del sistema copernicano, pone la Terra immobile al centro dell' universo, facendone il centro dei moti dei pianeti. Il sistema tolemaico, che risale all'antichità e che, prima di Tolomeo, venne enunciato da Aristotele nel IV secolo a. C., può essere così schematizzato: Terra (come si è detto immobile al centro dell' universo), Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno. Le sfere dei pianeti erano racchiuse dal cielo delle stelle fisse, corpi celesti che non presentavano alcun tipo di movimento; tale cielo ruotava grazie all'impulso datogli dal primo mobile - il nono cielo, velocissimo e privo di stelle - attraverso Dio.

 

 

 

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La cartografia

La cartografia come disegno della terra è diffusa fin dall'antichità. Risale infatti a circa 30 secoli prima dell'era volgare il disegno cartografico egiziano su papiro ritrovato nella valle di Hammarat ed eseguito al tempi del faraone Sethos I. Abili cartografi furono gli Assiri, che decorarono di rilievi geografici e topografia il palazzo di Koujoundjlk, come pure i fenici ed i Cartaginesi che, per i loro frequenti viaggi nel Mediterraneo, acquisirono molte informazioni geografiche.

La più antica carta geografica del mondo conosciuto risale al VI secolo a.C. ed è quella di Anassimandro di Mileto, discepolo di Talete, che disegnò in modo molto approssimativo la terra di cui aveva notizia, con una rappresentazione poi perfezionata da Ecateo di Mileto.

Tre secoli più tardi si incominciò ad utilizzare un sistema geometrico per la rappresentazione delle terre, giungendo così a darne misure abbastanza esatte. Importanti furono le rappresentazioni dell'ecumene di Dicearco ( III secolo a.C.) e di Eratostene, suo contemporaneo, che propose la prima misurazione della lunghezza dell'arco corrispondente al grado di meridiano, anche se l'introduzione dei concetti di longitudine e latitudine furono stabilizzati solo nell'anno 120 dell'era volgare per opera di Marino di Tiro.

Dopo l'applicazione dello studio delle proiezioni alla cartografia iniziato con Tolomeo, le carte divennero sempre più fedeli alla porzione di terra che si voleva rappresentare. Così i romani, interessati all'uso pratico di questa scienza, produssero parecchie rappresentazioni delle loro terre: Giulio Cesare aggregando alle legioni particolari mensores ottenne il disegno di una carta utile alla misurazione di tutti i possedimenti romani. Una importante carta del mondo conosciuto ( Tabula Peutingeriana ) fu voluta da Augusto che incaricò della sua realizzazione Vipsanio Agrippa.

Dal secolo III dell'era volgare la cartografia conobbe un periodo di decadenza. Riprese vigore al tempo di Carlo Magno e di Alfredo il Grande (secolo IX), poi, dopo un ulteriore periodo di stasi degli studi cartografici, la diffusione delle induzioni di Ruggero Bacone (secolo XII) relative alla sfericità della terra e le relazioni dei viaggi di Marco Polo dell'armeno Haitun, di Ricoldo da Monte Croce e di altri l'interesse per la rappresentazione della terra si riaccese. Nel secolo XIV e XV furono prodotte parecchie carte del mondo o di porzioni di esso, insieme alle prime carte nautiche, la cui produzione si intensificò con le esperienze dei viaggi di esplorazione e poi di circumnavigazione della terra. La scoperta dell'America e l'invenzione della stampa contribuirono infine allo sviluppo ed al perfezionamento della cartografia.



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La cartografia nel MEDIOEVO


Inizialmente alla rappresentazione del mondo conosciuto (Asia, Europa, Africa e come mare più importante il Mar Mediterraneo) venivano sovrapposti elementi mitici, religiosi. Un chiaro esempio è la MAPPA MUNDI del XII sec.


Queste carte erano tratte prevalentemente dalle sacre scritture e a loro volta modificate da chi le rappresentava su carta. In questo modo però i viaggiatori dell'epoca non potevano di certo affidarsi a queste carte così poco veritiere.

Iniziarono ad affermarsi in questo periodo (dal XIII sec.) delle carte basate sulle annotazioni tratte da diari di bordo di navigatori.

Poiché il lavoro del CARTOGRAFO era interpretare le indicazioni dei viaggiatori e dei comandanti delle navi, non erano rare le incomprensioni e quindi le inesattezze delle carte.

L'area rappresentata sulle carte comprendeva, fino al XV sec. Il bacino del Mediterraneo e si espandeva nell'Oceano Atlantico per un breve tratto a sud delle coste del continente africano, mentre a nord giungeva a comprendere le isole britanniche.


Le carte nautiche avevano come scopo il garantire la sicurezza della navigazione costiera, non a caso mancavano in genere indicazioni precise per quanto riguardava l'interno dei territori, mentre le zone costiere erano disegnate con estrema cura. I capitani e gli equipaggi mettevano a disposizione di grandi commercianti (che erano costantemente alla ricerca di nuove rotte redditizie) le proprie conoscenze e la propria esperienza.

Dovevano individuare nuovi percorsi, sconosciuti punti di approdo, terre da cui importare beni preziosi.

Questo diventava di grande vantaggio se la concorrenza rimaneva all'oscuro di tutto, quindi è per questo motivo che le carte nautiche ebbero in un primo momento un periodo di scarsa divulgazione.

Gli stessi piloti e navigatori erano vincolati al segreto e per i trasgressori erano previste pene durissime: ad esempio in Portogallo una legge condannava a morte chi esportava carte nautiche all'estero. Anche la Chiesa si interessò alla cartografia e, attraverso inganni e sotterfugi, riuscì ad ottenere segreti dai navigatori.


Un chiaro esempio ci è dato da Nicolò de' Conti, di professione mercante, che si era recato in Oriente tra il 1415 e 1439. Durante quegli anni Nicolò de' Conti si convertì alla religione dell'Islam. Ritornato in Italia chiese al Papa Eugenio IV l'assoluzione per l'abiura compiuta, cioè per aver rinnegato la religione cristiana. Il papa concesse l'assoluzione ma chiese in cambio che il mercante narrasse minuziosamente i suoi viaggi al suo fidato cancelliere Poggio Bracciolini.

Fiorente divenne il mercato nero delle carte nautiche. Esso era spesso alimentato da falsi, da lavori di scarto (tutte le carte erano disegnate a mano) che venivano fatti passare per originali trafugati.

Dal 1504 il Portogallo, la Spagna e l'Inghilterra produssero carte da cui risultava chiaramente dove fosse stato issato il proprio vessillo sulle terre allora conosciute, quindi si può dire che è da questo periodo che la cartografia iniziò ad essere maggiormente divulgata.

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Il Mappamondo medievale di Vercelli

Il mappamondo medioevale di Vercelli è dovuto ad un autore sconosciuto, non è datato ed è rimasto ignorato per secoli nell'Archivio e Biblioteca Capitolare della Cattedrale.L’inventarlo lo indicava come "Disegno antico rappresentante un quadro sinotico (sic)" e come tale ritenuto materiale storico e non geografico- storico. A scoprirne,la sua vera essenza fu il prof. Carlo Errera il quale, nell'ottobre 1908, in occasione del riordinamento dell'Archivio, rilevò che non si trattava di un quadro sinottico, ma di un mappamondo medioevale dipinto su pergamena, ormai sbiadito dal tempo ed assai malconcio per le vicende a noi ignote cui dovette sottostare le quali, tra l'altro, portarono alla distruzione, per incendio, di molti tratti marginali e di alcuni interni.

Il manoscritto era sempre stato conservato in forma di rotolo, non protetto da alcuna custodia, e quindi si presentava in pessime condizioni.Il rotolo era avvolto sulla larghezza della pergamena; dunque, mentre le parti superiore e inferiore erano abbastanza conservate, le due laterali risultavano lacerate e bruciacchiate in più punti. Si aggiungano i danni provocati dalla umidità e dalle muffe che rendevano quasi illeggibile il documento. Per questo motivo la pergamena fu posta sotto vetro in cornice sigillata inamovibile, di modo che ogni ulteriore guasto fosse reso impossibile o perlomeno rallentato. Tuttavia la pergamena si alterò ancora e soprattutto le iscrizioni, già sollevate per una forma di desquamazione dovuta all'umidità, in parte caddero ed i colori, esposti alla luce solare, perdettero a poco a poco la loro identità. Si rese quindi necessario un restauro del documento per il consolidamento e l'integrazione della pergamena mancante. Oggi il mappamondo è conservato nella nuova sede dell'Archivio e Biblioteca Capitolare in luogo protetto e sicuro.

Descrizione del documento
Si tratta di una pergamena, originariamente di forma ovale, in alcuni punti rovinata, orientata con est in alto e ovest in basso. Misura cm 84x70/72. Le scritte ed i disegni sono in quattro colori: seppia, verde, nero e rosso. L’orografia, in tinta seppia, è indicata con gruppi di tre archi di cerchio a doppia linea disposti a loro volta a semicerchio per i monti isolati, con allineamenti di archetti affiancati posti su una o più linee curve oppure da un motivo a nastro semplice o doppio per le catene montuose A volte i due nastri sono rivolti in senso opposto ad indicare due versanti della catena.>

L’idrografia è in verde ed indicata con doppie linee sinuose. Toponimi, didascalie e legende sono scritte in inchiostro nero. Qua e là, nelle vignette fantastiche, vi sono puntinature e tratteggi rossi.

I fiumi e i bracci di mare non si distinguono fra loro: sono segnati con grosse linee di spessore variabile e senza distinzione d'importanza. Le città sono indicate con costruzioni quadrangolari sul cui basamento è scritto il nome. Se si tratta di città importanti la struttura è più complessa con più piani con archi o finestre e croci. I sepolcri vengono indicati con costruzioni simili a chiese con un campanile posto su uno dei due fianchi. In basso si trovano le regioni d'Europa, alla destra quelle dell'Africa ed in alto quelle dell'Asia.

A separare l'Europa dall'Africa vi è la striscia del mare Mediterraneo il quale, benché assai poco chiaro nel suo insieme, si spinge in sù anche a dividere in parte l'Oriente, cioè l'Asia Minore, la Siria e la Palestina. Dell'Europa figurano le seguenti regioni: Ispagna, Gallia, Italia, Penisola balcanica. Dell'Africa si vedono la Mauritania, la Numidia, la Tripolitania, l'Egitto. Dell'Asia sono indicate l'Asia Minore - Siria - Palestina, la Scizia - Armenia, l'India – Persia - Mesopotamia. Tutt' attorno sta una fascia, in parte ormai distrutta o illeggibile, nella quale sono contenute le "isole fantastiche".

Il mappamondo di Vercelli, che è uno dei più ricchi di nomi di località, non ha alcuna legenda al di fuori del limite del planisfero stesso, contrariamente agli altri mappamondi medioevali. E' poi da rilevare la mancanza, in queste parti, delle figure del Padre Eterno o di Gesù Cristo (in alto), delle sue mani (ai lati), dei piedi (in basso) o di altre figure umane che spiccano negli altri mappamondi, per indicare le direzioni dei venti.

La storia del documento e il suo autore
La questione della provenienza del documento si collega, almeno in parte, al problema dell'autore e della sua patria. Si tratta di un lavoro incompleto poiché molte sono le aree in bianco o le città abbozzate e senza nome nell'apposito quadrangolo che dovrebbe contenerlo ed il disegno non è finito. Come pure si nota che certe colorazioni ad acquarello usate nella parte alta a sinistra della pergamena non sono state continuate in altre zone similari.

Studiando attentamente il documento si può capire in quale modo esso fu compilato: prima furono tracciati con semplici linee i limiti presunti delle varie regioni, l'andamento dei fiumi, dei mari, ecc. che poi furono in un secondo tempo riempiti con colori negli spazi intermedi, sia che fossero acquei che terrestri, oppure furono ripassate pesantemente le linee stesse. Questo vale per i corsi dei fiumi interni, cioè che non sfociano in mare, e per i bracci di mare tra le isole. Molte isole sono segnate, ma sono rimaste prive di nome e di didascalie. Dall'esame della scrittura, inoltre, i compilatori della pergamena sembrano essere due. In base a queste semplici osservazioni si comprende come non sia possibile stabilire in quale paese il lavoro fu composto e chi ne sia stato l'autore o gli autori. Il mappamondo vercellese appartiene comunque ad un gruppo di Mappae Mundi datate tra il XII e il XIV secolo eseguite tutte in Inghilterra, con eccezione per '1 mappamondo di Enrico di Magonza: di questo gruppo fanno parte il Psalter world map della British Library (1250 ca.), l'Ebstorf world map distrutto durante la seconda guerra mondiale ed il celebre Ehreford world map.
Questi tre documenti, prodotti in Inghilterra, sono caratterizzati dallo schema a "T" della suddivisione della terra e dal riferimento alle medesime fonti per la scelta delle immagini.

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